la guerra del tenente Piero: il dovere e il sacrificio all’età di 22 anni
“ Offertosi volontariamente al nemico per salvare da strage un paese innocente”, si legge nel documento che accompagna la medaglia d’oro al valore militare. Piero Borrotzu nasce ad Orani, il 25 aprile del 1921. A Nuoro frequenta il Ginnasio e poi il liceo con ottimi esiti.
Nel 1941 si realizza la sua grande aspirazione: entrare nell’accademia Militare a Modena. Appena promosso ufficiale, è assegnato alla Divisione Cosseria, reggimento a Milano ove viene incaricato di presidiare, per ragioni di ordine pubblico, la Pirelli. L’8 settembre 1943 Badoglio proclama l’armistizio. L’Italia è fuori dalla guerra. Ma i nazisti da ex-alleati si trasformano in arroganti e violenti occupanti.
IL tenente Borrotzu, a questo punto, si proclama antinazista, e si schiera contro di loro. Combatte contro le formazioni germaniche sia a Monza che a Carenno. Nel dicembre del ’43 è a Vezzano Ligure, paese natale della madre, per dare vita al I° Battaglione “Val di Vara”, l’unico nella Liguria orientale a liberare internati politici dal campo di concentramento di Calvari e dalla casa del fascio di Bargagli.
La “Val di Vara” è stata anche la prima brigata partigiana di montagna delle forze della VI Zona ligure . L’attività militare del Borrotzu non ha una sede operativa stabile, e ha il compito preciso di colpire i nemici dove essi meno se lo aspettano. Il nostro tenente sfugge di continuo alle retate tedesche e, dovunque senta parlare di elementi antinazisti dati alla macchia, accorre per tentare accordi e organizzare i nuovi sopraggiunti.
Dà vita all’azione “Castello di Carro”, da cui consegue lo scontro a Groppo di Rio, nel comune di Sesta Godano; qui, il tenente ed i suoi uomini, si trovano accerchiati dai fascisti. Il Borrotzu messo in guardia da uno dei suoi, riesce ad evitare il massacro; sceso lungo la mulattieria che porta alla rotabile, e, sebbene la guardia tedesca gli spari contro, a sua volta li colpisce in pieno con due revolverate. L’inattesa reazione permette al grosso del gruppo di filtrare attraverso il cerchio e di salvarsi.
Ormai i nazi-fascisti sono in allarme. La sera del 4 aprile 1944, dalla Val Gotra, dal Vara e dallo Zerasco, inizia il rastrellamento sistematico da parte dei tedeschi. Piero Borrotzu ripara nella borgata di Chiusola, mentre i suoi sono dislocati tra Finocchia e Teviggio. Non passa molto tempo, tutto il villaggio è circondato; i soldati tedeschi convogliano tutta la popolazione di fronte alla chiesa. La “lezione esemplare” consiste nello sterminio di tutti gli abitanti.
Il tenente Piero può salvarsi ancora una volta scappando da una finestra e passando per i tetti delle case. Non lo fa. Dopo aver messo in salvo i suoi uomini, decide di consegnarsi, stringe un patto con un ufficiale tedesco per evitare il peggio alla popolazione. Il tenente, all’interno di un capannone, viene interrogato senza esito, torturato duramente ed infine trascinato sul piazzale della chiesa di Chiusola. Gli abitanti della borgata, sono chiusi in un drammatico silenzio, costretti ad assistere alla sua esecuzione.
Con fatica, il giovane ufficiale, di soli 22 anni, si mette in posizione con il petto eretto di fronte al plotone d’esecuzione, poi, per l’ultima volta, scatta sull’attenti e con voce ferma grida: “viva l’Italia”.
Elisa Monica Magario
Emily Volta
Patrizia Secchi
Foto: Wikipedia;
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5 Comments
Un chiaro esempio di eroismo e patriottismo.
fiero e consapevole
La differenza tra un GRANDE UOMO E I POLITICI italiani PIERO a dato la sua vita per salvare un paese i politici italiani darebbero il paese per salvare la loro……………
Molto vero, caro Gianni.
Grazie Gianni. Ciò che dici è verità.