L’Isola passa sotto Giustiniano..
L’età bizantina nella storia sarda inizia convenzionalmente con la riconquista da parte di Giustiniano nel 534. A quella data, però, si mantenne una continuità sostanziale con la fase romana.
L’Impero bizantino era uno Stato autocratico ed intorno alla figura dell’imperatore ruotava tutta l’amministrazione. Oltre che capo supremo dell’esercito era anche capo della Chiesa. Il suo trono però non era ereditario ma elettivo per acclamazione del senato, dell’esercito e del popolo, che se tradito aveva il diritto legale di ribellarsi. Molte di queste istituzioni saranno fatte proprie dai regni giudicali. La Sardegna fu conquistata da Bisanzio durante la guerra combattuta contro i Vandali per il possesso dell’Africa. Sconfitti i Vandali in Africa, a Tricamaron, e avendo la vittoria in pugno, il generalissimo bizantino Belisario inviò il generale Cirillo in Sardegna per sottometterla.
Poco dopo la conquista, Giustiniano stabilì che la nuova provincia di Sardegna avrebbe fatto parte della prefettura del pretorio d’Africa, al cui comando c’era un capo militare (magister militum) e un capo civile (prefetto del pretorio). La provincia di Sardegna era governata da un praeses, detto anche iudex provinciae, con incarichi civili e residenza a Cagliari, e da un dux con compiti militari che risiedeva, assieme ai soldati di manovra (comitatenses), a Fordongianus (Forum Traiani), sin dal tempo romano baluardo fortificato contro gli abitanti delle Barbagie, restaurato per l’occasione da Giustiniano.
Nelle fortezze come quelle di Austis, Samugheo, Nuragus e Armungia, furono stanziati soldati detti limitanei. Successivamente alla caduta dell’Esarcato d’Africa, il ducato di Sardegna dipese direttamente da Costantinopoli divenendo arcontato nel X secolo, cioè una circoscrizione con le stesse caratteristiche del thema ma meno ricca e territorialmente estesa. I governatori dell’isola portavano inizialmente il titolo di hypatos, per poi passare a quello di protospatario ed infine a quello più importante di patrizio, dalla metà del IX secolo. La lingua ufficiale era il greco bizantino con cui erano scritti i decreti, impartiti gli ordini militari e officiati i riti religiosi.
I Bizantini dovettero però lottare contro i Barbaricini che occupavano l’interno dell’isola e molto restii ad essere sottomessi. Il magister militum per Africam, Salomone, nel 530, inviò alcuni duces in Sardegna per combatterli, e, nel frattempo, Gregorio Magno (590-604) si occupava della loro conversione al Cristianesimo, inviando lettere ed emissari. Il Papa inviò il dux Zabarda, che nel 594 stipulò un patto con il capo dei Barbaricini, Ospitone.
Accanto al clero secolare operavano anche i monaci basiliani (da San Basilio), per diffondere il cristianesimo in Barbagia fino all’XI secolo. I Basiliani non erano eremiti (solitari), ma cenobiti (vivevano in comunità). Costruivano i loro conventi in località d’antico culto pagano e ponevano le loro celle attorno alle chiese (muristenes o cumbessìas). Queste non erano nuove in Sardegna , ove si ricordi il santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri. Sono edifici di questo genere Santa Maria di Bonarcado, San Salvatore di Cabras, San Mauro di Sorgono, Nostra Signora di Gonare, Santi Cosma e Damiano di Mamoiada, San Francesco di Lula, Beata Vergine d’Itria di Gavoi, i Santi Martiri di Fonni, San Gavino a Porto Torres, San Serafino a Ghilarza e Santu Antine di Sedilo.
Proprio all’inizio dell’impero di Giustiniano I di Bisanzio, nel 529 san Benedetto da Norcia fondava a Montecassino il monachesimo occidentale basato sul motto “ora et labora”. I basiliani riuscirono a diffondere il Vangelo tra i Barbaricini e introdussero la coltura d’alberi (melo, fico, ulivo) dei cui frutti si cibavano nei periodi d’astinenza e di digiuno. Introdussero pure alcuni vitigni per la produzione di vini dolci per la Messa (moscato e malvasia); praticavano i riti della Chiesa orientale, avevano la barba fluente e dedicarono le chiese ai santi del calendario greco.
Nelle campagne continuò il permanere dei grandi latifondi, ma anche le piccole proprietà e le terre comuni. La vita rustica era condotta da liberi (possesores ) e servi che abitavano nei paesi (villae) o nei vici, formati da poche case. Lavoravano i fondi privati e le terre comunitarie con la zappa e l’aratro a chiodo, pascolavano il bestiame brado, pescavano a rete e ad amo. Si coltivavano le vigne e sembra che esistessero pochi frutteti. Le donne erano obbligate ai lavori domestici pesanti, alla cura della casa, generalmente bassa e con pochi arredi, costruita con mattoni crudi o pietre, senza intonaco e con il pavimento in terra battuta. Mangiavano cibi semplici e poco nutrienti. Lo stesso clero e i ricchi mangiavano carne e pesce solo la domenica e per le feste.
L’anno civile iniziava nel mese di settembre e tale usanza è rimasta ancora negli usi attuali della Sardegna contadina: questo mese è ancora chiamato caburannu o cabidanni, e si rinnovano i contratti agrari. Nel 551 la Sardegna fu invasa e occupata dagli Ostrogoti di Totila; il magister militum per Africam, Giovanni Troglita, tentò di recuperarla, ma fu sconfitto dai Goti; dopo la sconfitta di Totila e Teia (552), venne comunque recuperata dall’Impero. Nel 599, la storia della Sardegna comincia a divergere da quella dell’Occidente romano-barbarico e ad entrare in una vera e propria fase bizantina. Dal 705, con l’avanzata dell’Islam verso l’Europa, iniziarono le scorrerie dei pirati musulmani provenienti dal Nordafrica e dalla Spagna.
Le incursioni improvvise non trovarono efficace opposizione nell’esercito bizantino. Cessate le scorrerie improvvise, dopo una stasi di dieci anni, Arabi e Berberi islamizzati si riorganizzarono e tornarono questa volta con un più ampio schieramento di forze cercando di occupare la parte meridionale della Sardegna. l’intensificarsi della presenza araba nel mediterraneo occidentale, fece sì che i contatti con Bisanzio si diradassero sempre di più e probabilmente nei secoli IX e X venne a maturazione l’autonomia politica che sarà propria della Sardegna giudicale.
Elisa Monica Magario
Emily Volta
Patrizia Secchi
Fonte: Wikipedia.
Foto: Bertolini Arturo;
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