“Arborea, Arborea, muyren los traydors.”
Nel 1410 scompare l’indipendente Giudicato di Arborea lasciando il posto al marchesato di Oristano, feudo degli Aragonesi. Leonardo Cubello è, da questo momento, marchese di Oristano e Conte del Goceano.
Valor De Ligia è figlio di un maestro di palazzo. Marchiato da Eleonora d’Arborea, diventa esponente della ristretta burocrazia giudicale. L’aristocrazia terriera è da sempre ostile alla tirannia, e i De Ligia decidono di lasciare l’isola per circa 10 anni. Nel 1413 si apre una controversia giudiziaria tra Valor De Ligia e il marchese Cubello di Oristano per il possesso dei feudi di parte Ocier e parte Barigadu. Questi, di diritto, erano del De Ligia ma, dal 1413, dei feudi ne godeva Cubello, a garanzia di un credito di 3.350 fiorini verso l’amministrazione regia.
Vero è che il marchese, specializzato nel doppiogioco, fa i suoi interessi, mentre Valor De Ligia eredita dal padre il fare da traditore. Fernando I d’Aragona decide di gratificare Valor De Ligia e suo figlio Bernardo per i servigi prestati alla corona a danno della loro patria sarda. Ma in Sardegna, De Ligia è condannato a morte per alto tradimento.
Il re ordina a Leonardo Cubello di cedere ai De Ligia il possesso della metà dei dipartimenti del Guilcier e del Barigadu: il marchese accetta in silenzio. Valor riceve dai sudditi del Guilcer il giuramento di fedeltà e l’omaggio ma, per quanto tenti, non riesce ad ottenere che i barigadesi e i barbaricini – ostinatissimi a non riconoscerlo, né a prestargli obbedienza- facciano altrettanto.
Il De Ligia insiste, vuole riuscire nell’intento, anche perché qualcuno gli fa capire che può finalmente essere riconosciuto come feudatario anche nel Barigadu, e può anche decidere di porre le sue condizioni alle popolazioni del posto.
Domenica 19 luglio del 1413 raggiunge il villaggio di Zuri insieme al figlio, accompagnato da una scorta armata. Sul posto ci sono anche, a controllare la situazione, principali barigadesi e alcune compagnie di barbaracini che mal tollerano il tradimento. Nasce una terribile discussione. I De Ligia si danno alla fuga, ma inutilmente, perché circondati dalle fazioni barbaricine e barigadesi. A quel punto pensano di rifugiarsi nella chiesa di San Pietro di Zuri con la speranza di trovare asilo… Si sbagliano.
I soldati della scorta dei De Ligia non intervengono, sono immobili e guardano ciò che succede senza intervenire. Valor De Ligia e suo figlio Bernardo vengono raggiunti e trucidati dentro alla chiesa, di fronte alla cappella del Santo al grido “Arborea, Arborea, muyren los traydors”. Quella chiesa, all’epoca, era situata in una valle oggi occupata dall’invaso del lago Omodeo. Si tratta infatti, di un caso di anastilosi in Sardegna. nel 1926 la chiesa fu smontata pietra dopo pietra per evitare che fosse sommersa dalle acque del lago. Venne ricostruita assieme al villaggio in un luogo più sicuro. Oggi si trova nella piana di Zuri, frazione di Ghilarza.
Nonostante i lavori di ricostruzione e i ripetuti tentativi di raschiare le pietre da parte delle donne del paese, non è stato possibile eliminare tutte le tracce di sangue. Il delitto fu il risultato della sommossa di una popolazione che desiderava ristabilire l’antico giudicato.
Elisa Monica Magario
Emily Volta
Patrizia Secchi
Foto:Antonio Romano; Percorsi di Sardegna.
Fonti: La città dei giudici. Vol. 1 – Franco Cuccu – Libro S’Alvure 1996