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Torme di stranieri, nella danza dei secoli.

I Fenici giunsero in Sardegna tra il X e l’VIII secolo a.C., periodo nel quale la civiltà nuragica era nel massimo splendore.

Giunti come mercanti e non come invasori, si insediarono in alcuni punti di approdo lungo l’arco sud-occidentale della costa, approdi già abitati dai Nuragici con i quali si integrarono pacificamente, apportando in Sardegna nuove tecnologie e nuovi stili di vita, dando impulso ai commerci e favorendo la creazione di empori.

I Cartaginesi giunsero nell’isola nel VI secolo a.C. con la deliberata intenzione di conquistare tutta l’isola per assoggettarla al loro dominio. Un primo tentativo di conquista fu sventato dalla vittoriosa resistenza nuragica intorno al 535 a.C. Tuttavia, a partire dalla fine del VI secolo l’isola entrò nell’orbita di Cartagine.

Intorno agli originari empori commerciali gradualmente si svilupparono dei fiorenti centri urbani. Ancora oggi sono visibili i resti di antichi insediamenti, fra questi i maggiori centri di insediamento cartaginese furono Karalis, l’attuale Cagliari, Nora, Tharros e Sulki nell’isola di Sant’Antioco. Nel colle di Tuvixeddu (v.), nell’antica Karalis, si trova la più grande necropoli fenicio-punica esistente al mondo. A Sulki si trova il tophet più grande ritrovato finora.

Tra gli altri insediamenti cartaginesi ricordiamo Bithia, Neapolis, Othoca, Cornus e un insediamento presso l’odierna Bosa. I Romani ottennero la Sardegna nel 238 a.C. al termine della Prima Guerra Punica. Nel 215 a.C., il sardo-punico Amsicora, alleato coi popoli nuragici come gli Iliensi, guidò la resistenza anti-romana, ma fu sconfitto nella battaglia di Cornus. Per lungo tempo la dominazione romana fu segnata dalla difficile convivenza con i nuragici e i fenicio-punici.

I centri punici si romanizzarono e Karalis divenne la capitale della nuova provincia. La città crebbe e fu arricchita di monumenti, tra i quali l’esempio più notevole è probabilmente l’anfiteatro, che fino al 2011 era tutt’ora sede di spettacoli. Nel nord dell’isola, i Romani fondarono il porto di Turris Libisonis, l’odierna Porto Torres, e fecero della cittadina cartaginese di Olbia un centro importante dotata di piazze, acquedotti e complessi termali.

Nel 1999, nelle acque dell’attuale porto vecchio furono recuperati 18 relitti di navi romane, di cui due probabilmente dell’età di Nerone, testimonianza dell’importanza dello scalo portuale della città. Ancora oggi le aree urbane situate in queste località, ovvero Cagliari, Sassari e Olbia, sono le principali città dell’isola. I Romani dotarono l’isola di una rete stradale utilizzata soprattutto per mettere in comunicazione i centri della parte meridionale con il settentrione.

A metà di una di queste strade, i Romani fondarono Forum Traiani (presso l’attuale Fordongianus), che divenne il principale centro militare isolano e che nel I secolo d.C. fu dotato di un complesso termale. Svilupparono la coltivazione dei cereali e la Sardegna entrò a far parte delle province granaio, insieme alla Sicilia e all’Egitto. Probabilmente, l’eredità culturale più importante del periodo romano è la lingua sarda, neolatina, composta da numerosi dialetti raggruppabili nelle varientà del logudorese e del campidanese.

P.s. Naturalmente questa è la storia che ci hanno insegnato; quella ufficiale. Per chi fosse interessato ad un’altra versione, che noi riteniamo essere la più plausibile, consigliamo i video e le letture di Leonardo Melis. Grazie.

Elisa Monica Magario

Emily Volta

Patrizia Secchi.

Fonte: Wikipedia

http://www.claudiazedda.it;

httpwww.medusaluxury.it;

Mario Solinas;

http://www.beniculturali.it;

http://subarralliccu.wordpress.com;

http://the-mamargot.blogspot.com/;

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